martedì 12 gennaio 2016

Masumi - Daiginjo Yumedono


Ecco infine l'ultimo sake con cui si conclude questa mia tripletta di degustazioni di capodanno. Come accennato si tratta di un pezzo forte, una di quelle bottiglie che ci si concede solo in occasioni speciali, se non altro per il prezzo. Il capodanno in Giappone può essere senz'altro considerato come una di quelle occasioni, per cui anche i rivenditori di sake sfoggiano sugli scaffali qualche prodotto oltre la media, per brindare all'anno nuovo in maniera degna. La mia scelta, dopo aver ascoltato anche i consigli del negoziante, è andata su una bottiglia di Masumi - Daiginjo Yumedono. Forse può essere interessante vedere i parametri che stanno dietro a questa scelta: il primo era quello di provare un daiginjo (il livello più alto di politura del chicco di riso, uguale o superiore al 50%), quindi la qualità espressa dalla tecnica produttiva; il secondo era quello di provare un produttore riconosciuto e apprezzato a livello nazionale, quindi la qualità espressa dalla fama; il terzo e ultimo è ahimé il più banale, ma ci sta, la fascia di prezzo, ovvero la qualità espressa dal costo. Per fare un paragone tutto italiano potremmo dire: vado su un metodo classico, Ca' del Bosco, sui 40 euro. Se rispetto questi parametri avrò la certezza di avere un prodotto buono? Chissà, è comunque più sensato che pescare alla cieca. Detto ciò, al momento di scartare la confezione prima dell'assaggio mi sono accorto di una svista che mi ha fatto trasalire: ho comprato un sake non junmai, addizionato di alcol distillato. Devo qui ammettere che ho personalmente questo pregiudizio, cioè fatico ad accettare la pratica di aggiungere alcol distillato a quello prodotto naturalmente durante la fermentazione, quindi evito sempre di bere i sake non junmai. Sono io stesso a chiamarlo un pregiudizio, per una pratica che è pur sempre d'uso comune in Giappone, ovviamente nei prodotti di bassa qualità, ma anche in quelli di qualità superiore.
Lo Yumedono, il "padiglione dei sogni", è prodotto nella provincia di Nagano, nella zona montuosa al centro geografico del Giappone, nel comune di Suwa. Il marchio Masumi appartiene all'azienda Miyasaka. Si tratta di un nome conosciuto e apprezzato, ovviamente per la qualità del sake, ma anche per aver "dato i natali" a uno dei ceppi di lieviti più famosi e utilizzati ora in tutto il Giappone, il "numero 7", che è stato scoperto e isolato nei tini di fermentazione dell'azienda nell'immediato dopoguerra. Forse ancor più che per la birra, i lieviti sono fondamentali nella produzione del sake, che possiede, oltre ad essi, solo il riso, quali ingredienti base per formare varietà e qualità dei profumi finali. La storia dell'azienda è molto antica, essendo stata fondata nel 1662. Consiglio la lettura (in inglese) dell'ottimo sito internet aziendale, che oltre a dare numerose informazioni generali e sulla produzione, ripercorre la storia della famiglia Miyasaka direttamente dalle parole dell'attuale presidente Naotaka Miyasaka. Il Masumi - Daiginjo Yumedono è considerato il "campione" dell'azienda, per via dei numerosi premi vinti. Si tratta di un sake non diluito con acqua (genshu), un poco addizionato di alcol distillato (honjozo), e pastorizzato una sola volta all'imbottigliamento (namachozo). Viene venduto solo in bottiglia da 720 ml, con o senza scatola. Vediamo se è riuscito a farmi passare l'avversione per i sake non junmai.
Assolutamente trasparente e brillante, con una consistenza quasi viscosa. Al naso è immediatamente molto intenso e complesso: un'esplosione di frutta estiva in apertura, con mele mature e uva bianca in primo piano; poi arriva un misto di frutta tropicale, ananas su tutti. Finale di zucchero vanigliato, a donare grande finezza al ventaglio aromatico. In bocca è secco, ma con l'umami che in apertura dà quasi una sensazione di abboccato. Caldo, e con una morbidezza setosa che avvolge l'intero palato. Fresco con una punta di sapidità. Sul finale ancora un umami piacevolissimo dona una particolare e inaspettata sensazione dolce che persiste a lungo. Senza dubbio un sake di qualità eccellente con una ottima armonia.
Rimane la questione junmai o non junmai… devo dire che a livello "ideologico" non vedo la necessità di addizionare alcol a un prodotto, il nihonshu, che già di per sé ne contiene a sufficienza, quale bevanda per pasteggiare; inoltre rimane pur sempre un'aggiunta. Sono però considerazione personali da cui non se ne ricava granché. Cosa dona invece a questo prodotto l'alcol addizionato (seppur poco)? Io credo la morbidezza molto raffinata (ruffiana?) che è una delle caratteristiche di questo sake. Cosa sarebbe questo sake senza alcol addizionato è una domanda a cui forse non vale la pena tentare di rispondere. Rimane comunque uno dei migliori sake da me assaggiati finora, con uno dei più fini e intensi ventagli aromatici registrati. Pensando a un abbinamento, mi sono venute in mente tartine di pasta sfoglia con mousse di salmone, bisogna però considerare il tenore alcolico non proprio da aperitivo del prodotto, da servire quindi in quantità molto moderate.

www.masumi.co.jp

真澄 大吟醸 夢殿
2015
Alcol: 17%
Varietà: Yamada nishiki 100% coltivato nel comune di Kato, provincia di Hyogo
Chicco (seimai buai): 40%
Peso del sake (nihonshudo): +3
Prezzo: 5300 Yen + tax (720 ml)

4 commenti:

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  2. Ciao! In questo tipo di produzione viene usato Jozo solo per fare ingentilire ancora di più il profumo e permettergli di arrivare al naso in tutta la sua complessità data là volatilità dell'alcol....considera che la quantità in totale è circa 0,8/0,10 % di solito...ciao e complimenti per le schede di degustazione
    Fabio

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